Tag: <span>autostima</span>

Perché l’esercizio fisico incrementa il benessere psicologico?

L’attenimages301OOQELzione al concetto di “benessere” è nota già dai tempi più remoti. Giovenale, poeta latino vissuto nel primo secolo d.C. affermava nelle sue Satire “Mens sana in corpore sano” secondo la cosiddetta “concezione olistica” dell’uomo che concepisce il benessere come fondato sull’unione mente-corpo.

L’attenzione sempre più crescente agli aspetti psicologici relativi alle varie discipline sportive ha dato vita ad una serie di studi volti a ricercare i meccanismi neurobiologici responsabili dei benefici dell’esercizio fisico e delle modificazioni emotive e cognitive ad esso correlate.

Da una numerosa serie di studi sperimentali è emerso che l’esercizio fisico stimola la produzione di alcune sostanze chimiche nel cervello (in particolare la noradrenalina, implicata nelle reazioni di panico e stress) che facilitano il fronteggiamento dello stress e svolgono un ruolo protettivo nei confronti di emozioni come l’ansia.

Lo sport e l’attività fisica in generale svolgono un ruolo molto importante anche per il trattamento della depressione. Numerose ricerche hanno evidenziato una notevole riduzione della sintomatologia depressiva in soggetti che hanno svolto attività fisica in modo costante e continuativo per almeno tre mesi. Questo è reso possibile grazie alla produzione di due sostanze molto importati per il trattamento degli stati depressivi: le endorfine e l’acetilcolina, due molecole che per le loro proprietà ed effetti sul nostro sistema nervoso sono state definite come “ormoni della felicità”.

Non è da sottovalutare inoltre il ruolo che l’esercizio fisico ha sulla nostra autostima. La costanza nello svolgimento dell’attività fisica, aumenta una serie di prestazioni tra le quali la resistenza allo sforzo, la concentrazione, la memoria, l’autocontrollo. La percezione del miglioramento delle proprie capacità ha effetti importanti sull’autostima, migliora infatti la valutazione globale che facciamo su noi stessi e questo ha importanti effetti anche sui rapporti sociali.

Se da un lato quindi gli studi neurobiologici spiegano gli effetti dell’attività fisica sulla nostra mente, è importante anche sottolineare i numerosi benefici che il corpo trae dall’esercizio fisico. Tra questi i principali sono:

  • aumento della resistenza fisica e delle prestazioni;
  • aumento dell’efficienza dell’apparato scheletrico e cardiocircolatorio;
  • prevenzione di patologie cardiache;
  • prevenzione del diabete;
  • riduzione del colesterolo e dei trigliceridi.

È importante sottolineare che praticare attività fisica non significa necessariamente sottoporsi a pesanti ed estenuanti sessioni di allenamento ma scegliere la modalità di muoversi nel modo più adatto alle proprie esigenze, al proprio stile di vita, ai propri impegni ed orari lavorativi. Significa riuscire a ritagliare un piccolo spazio, almeno due volte alla settimana in cui prendersi cura del proprio benessere, in cui essere consapevoli di svolgere un’attività con l’unico scopo di trarne un beneficio per il corpo e per la mente, un momento in cui si sceglie di prendersi cura di sé e si decide che quell’oretta può essere sottratta alla routine quotidiana e dedicata ad uno degli aspetti che dovrebbero esserci più a cuore: la nostra salute.

Gelosia: tra prove d’amore e di debolezza

gelosia_patologiaNon è semplice dare una definizione della gelosia, è un’emozione che spesso viene riferita principalmente all’ambito delle relazioni sentimentali e di coppia. Ma questo non è l’unico terreno in cui si manifesta, la gelosia è nota tra fratelli, nei confronti di un amico o di un oggetto molto caro.

Aldilà degli ambiti in cui prende forma, la gelosia sembra essere un’emozione legata ad una perdita temuta o immaginaria di una relazione privilegiata con qualcuno o qualcosa, esprimerebbe il timore di non poter essere più la persona che detiene il privilegio di poter godere dell’esclusività di qualcuno e delle sue attenzioni.

Ma se tutte le emozioni hanno una specifica funzione e servono ad informarci sul raggiungimento o meno dei nostri scopi, a che serve la gelosia? Quale scopo la muove?

Da un punto di vista filogenetico, la gelosia sembra avere radici antichissime, il suo sviluppo si articolerebbe con la funzione di preservare un rapporto o una relazione con il partner nell’eventualità si configuri la possibilità che questi venga attratto e sottratto da un rivale. La gelosia, nelle sue componenti aggressive, avrebbe la specifica funzione di scoraggiare l’abbandono del compagno/a e intimorire il rivale. Questo garantirebbe di poter avere accanto il partner e assicurare un legame stabile ed utile alla conservazione della specie e alla sua sopravvivenza.

La gelosia può manifestarsi con diversi livelli di intensità. Quando non è eccessiva, ha la funzione di comunicare al partner quanto sia importante e amato ed è quindi funzionale alla consapevolezza del suo valore all’interno della relazione che porta alla gratificazione personale.

La gelosia può raggiungere però livelli di intensità molto pericolosi e portare a conseguenze disastrose e irreparabili. Questo accade quando il timore dell’abbandono del partner si configura come una possibilità molto vicina e presuppone l’idea che sia intollerabile vivere senza di lui. La perdita del partner inoltre, potrebbe rappresentare l’idea di non essere stato in grado di garantire la sua vicinanza e causare un tracollo dell’autostima e della percezione della propria autoefficacia. Questo attiverebbe lo sforzo di mobilitare numerose risorse nel tentativo di evitare di percepirsi deboli e/o perdenti e le conseguenze emotive che ne deriverebbero (tristezza, dolore, rabbia e senso di fallimento). Inevitabilmente si assiste però all’insorgenza di emozioni di ansia e angoscia, ovvero le emozioni che proviamo quando temiamo di non raggiungere uno scopo.

La gelosia, quando diventa patologica, interferisce in modo significativo nella vita dei due partner, crea una serie di stati mentali negativi da cui è difficile sottrarsi a causa della ridondanza del timore di perdita.

In questi casi, ricorrere all’aiuto di un professionista può essere molto utile. È opportuno infatti un lavoro sui meccanismi che stanno alla base del profondo timore di abbandono e sull’acquisizione di un maggior senso di sicurezza nelle relazioni interpersonali che, laddove precario, rischia di configurare esattamente lo scenario tanto temuto.

Bibliografia:

  • La cura delle emozioni in Terapia Cognitiva. A cura di M. Apparigliato, S. Lissandrom, Collana “Cognitivismo Clinico”, Alpes Italia, 2010.
  • Terapia della gelosia e dell’invidia, Edoardo Giusti, Monia Frandina, Sovera Edizioni, 2007

La ricerca dell’approvazione degli altri: quando si teme la valutazione negativa

valuazioneIl bisogno dell’approvazione altrui nasce da alcune convinzioni su noi stessi che ci spingono ad anteporre alle nostre valutazioni quelle di altre persone a cui ci affidiamo al fine di non commettere errori e rischiare un giudizio negativo.

Ricercare il consenso degli altri, i complimenti e gli elogi non è in sé dannoso in senso assoluto, sapere di essere valutati in modo positivo accresce infatti la nostra autostima e il nostro senso di autoefficacia. Questa ricerca diventa però svantaggiosa e controproducente nel momento in cui si passa dal desiderio o dalla preferenza di una valutazione positiva all’assoluto bisogno o necessità che questa arrivi.

Generalmente, la necessità dell’approvazione altrui nasce da alcune convinzioni irrazionali, alcune di queste sono:

  • Devo essere sempre all’altezza in tutto ciò che faccio;
  • Se qualcuno mi giudica negativamente vuol dire che non valgo;
  • Devo chiedere sempre agli altri per essere sicuro di fare bene;
  • Non sono in grado di fare delle scelte, meglio chiedere a qualcuno di aiutarmi.

Molto spesso siamo vittime di un errore di valutazione secondo cui definiamo il valore di una persona in base ai suoi comportamenti. In realtà non è possibile definire in modo così semplicistico un essere umano, siamo troppo complessi e non essendo perfetti, riusciamo a fare molto bene alcune cose e meno bene altre. Definirci in base ai nostri successi o fallimenti non conviene, possiamo pensare di compiere azioni corrette ma come ci definiamo quando commettiamo un errore? E come definiamo un amico che ci fa un torto dopo anni di amicizia?

Il timore della valutazione negativa degli altri è inoltre mosso da un ulteriore errore di valutazione: concepire l’opinione altrui come una lettura del proprio valore personale. Il giudizio degli altri, positivo o negativo che sia, non ci definisce, ci informa solo di un’opinione o gusto altrui e ognuno di noi ha un complesso sistema di valutazioni e opinioni personali, come pretendere che coincidano tutte? Questo vuol dire che non è possibile essere valutati positivamente da tutti e che è molto più facile accettare un giudizio negativo che affannarsi a prevenirlo a tutti i costi.

Infine, affidarsi perennemente agli altri ci priva di un aspetto importantissimo della nostra vita: la libertà di scelta. Se non ci si focalizza sui propri desideri e bisogni e si prendono in considerazione solo le idee degli altri si rischia di crescere con un vago senso di identità e quindi con una scarsa consapevolezza delle proprie aspirazioni.

Si rischia di essere specialisti nella conoscenza dettagliata di ciò che vuole e pensa l’altro sapendo davvero poco di sé stessi.

L’errore come occasione di miglioramento

errare-300x214Siamo da sempre abituati a pensare all’errore come ad un evento negativo e questo ha portato inevitabilmente alla condanna di tutto ciò che comunemente rientra nell’ambito dell’insuccesso.

Un noto proverbio recita: “Sbagliando si impara” e in effetti l’insuccesso assume proprio questo valore, è un momento di apprendimento.

Il bambino impara a camminare proprio cadendo più volte, è così che migliora la sua capacità di stare in equilibrio, è così che impara a conoscere i movimenti che sono da evitare per non cadere nuovamente. L’errore assume quindi una notevole importanza in quanto:

  • È un momento di apprendimento;
  • Arricchisce la nostra esperienza;
  • Aumenta la nostra capacità predittiva;
  • Aggiorna la nostra conoscenza.

Ma cosa trasforma l’errore da momento costruttivo a evento negativo? Ciò che fa la differenza è la valutazione che ne facciamo e la tendenza a metterlo in relazione con l’autostima e l’efficacia personale. Se infatti poniamo che ci sia l’equivalenza tra le persone e le loro azioni, indubbiamente corriamo il rischio di percepirci negativamente nel momento in cui un nostro comportamento non raggiunge l’obiettivo per cui è stato messo in atto e questo può portare a provare emozioni come rabbia, colpa o vergogna. Un’altra variabile importante è costituita dalla credenza che la strada per il successo sia percorribile senza intoppi o imprevisti e che qualora dovessimo incontrarli vuol dire che non siamo stati bravi a fare delle previsioni accurate. Ma la vita è incertezza, una parte della realtà può essere prevedibile ma non possiamo controllarne tutti gli aspetti. Sbagliare inoltre è un diritto: essendo esseri umani e quindi imperfetti, abbiamo la possibilità di fare molto bene alcune cose e meno bene altre perché abbiamo dei limiti e siamo molto diversi l’uno dall’altro.

È più utile quindi non condannarci quando sbagliamo ma scegliere di concepire l’errore come un’occasione di miglioramento. Gli altri in fondo, contrariamente a quello che possiamo pensare, apprezzano maggiormente chi ammette i propri sbagli con serenità piuttosto che coloro che si auto colpevolizzano in continuazione o che, addirittura, ritengono di fare sempre le cose nel modo perfetto.

Coronavirus – Vademecum Psicologico per i Cittadini

Il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) mette a disposizione dei cittadini che sono in casa per la pandemia una guida …

L’importanza del gioco simbolico per i bambini

Il gioco simbolico rappresenta una forma di gioco caratterizzato da “finzione”, dall’utilizzo di un oggetto che evoca …

Cos’è la manipolazione affettiva?

La manipolazione emotiva è una forma di comportamento volto al raggiungimento dei propri scopi attraverso l’induzione …