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Cos’è l’ansia?

ansia-260x160L’ansia è un’emozione che sperimentiamo molte volte nel corso della vita. Nell’immaginario comune, l’ansia ha una caratteristica tendenzialmente negativa e spesso chi la prova pensa di non riuscire a dominarla o di non essere abbastanza “forte” o “razionale”. In questa concezione la cultura ha un ruolo abbastanza centrale, le società occidentali infatti continuano a promuovere e ad etichettare l’uomo forte come una persona estremamente razionale, che non prova emozioni e che non le esprime. In realtà l’ansia, come molte altre emozioni è utile per il nostro funzionamento ottimale, aumenta le nostre capacità durante le prestazioni e mobilita le risorse necessarie al loro svolgimento. Può accadere tuttavia di non riuscire a gestirla quando diventa troppo intensa e le nostre attività risultano gravemente danneggiate con effetti pesanti sul nostro modo di percepirci e quindi sulla nostra autostima. Questo però non la rende dannosa di per sé, l’ansia infatti diventa problematica quando non riesce ad essere gestita in modo funzionale, quando ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi, quando la percepiamo pericolosa e inopportuna con l’effetto di aumentarne l’intensità.

L’intensità di questa emozione e la sua frequenza dipendono da vari fattori psicologici. Individuarli diventa un’importante occasione per avere la possibilità di correggere i meccanismi responsabili dell’attivazione ansiosa che, laddove problematica, può portare ad una pesante limitazione del proprio benessere.

Perché ci arrabbiamo?

rabbiaLa rabbia è l’emozione che proviamo quando percepiamo di aver subito un torto, un danno o quando qualcuno o qualcosa ci impedisce di raggiungere un nostro scopo.

È un’emozione molto importante perché informa l’altro che ciò che ha fatto viene giudicato negativamente o è dannoso. Anche se la rabbia viene valutata in modo negativo dalla maggioranza delle persone e spesso chi si arrabbia si giudica o viene valutato come una persona incapace di controllare le emozioni, in realtà, non possiamo non provarla, le emozioni infatti colorano il nostro modo di stare al mondo e danno forma, valore e priorità a ciò che ci circonda.

È usanza comune nelle varie relazioni (tra partner, tra genitori e figli, tra fratelli), rispondere alla rabbia esortando la persona a “non arrabbiarsi, non prendersela o non esagerare”. Sicuramente, essendo un’emozione molto attivante, la rabbia ci spinge ad agire, il nostro corpo è pronto ad un atto riparatore di un’ingiustizia subita e percepiamo un forte impulso a compiere un’azione. Spesso ad essere problematica è solo la modalità con cui viene espressa, come ad esempio l’utilizzo dell’aggressività. Il problema diventa dunque quello di esprimere la rabbia in un modo più funzionale, che non crei ulteriori problemi, che aiuti a risolvere la situazione senza peggiorarla. Sarebbe meglio evitare di dire frasi come “non ti arrabbiare, non esagerare” e mostrare comprensione dicendo ad esempio “ti capisco, comprendo il tuo stato d’animo”, “ti aiuto a pensare ad una soluzione”, “cosa ti farebbe stare un po’ meglio?”.

Questo ha l’effetto di promuovere un senso di legittimità di ciò che stiamo provando, facilita la comunicazione e non aggrava la situazione. Spesso infatti giudicare inappropriata la rabbia diventa un ulteriore peso per chi si trova già nel mezzo di un’emozione attivante, non aiuta a diminuirne l’intensità ma addirittura la può accrescere.

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